mercoledì 26 giugno 2013

La croce su Roma del 1954.


 
Uno dei più importanti eventi ufologici del ventunesimo secolo è stato senza dubbio quello accorso il 6 novembre 1954 nei cieli di Roma. Quel giorno decine di testimoni avvistarono nei cieli della capitale una formazione “a croce” formata da decine di Ufo.

Un inequivocabile messaggio, volto a rimarcare la loro presenza nei nostri cieli, nel luogo più importante della Cristianità.

Ma gli Ufo non furono avvistati solo quel giorno ma anche quello successivo, pur non ripresentando la stessa formazione, offrendo ai testimoni un altro “carosello aereo” durato diverse ore. 

Questo avvistamento segnò il vero inizio della Ricerca Ufologica in Italia in quanto uno dei suoi più autorevoli testimoni fu il Console Alberto Perego, pioniere dell’Ufologia in Italia che nel suo libro “Gli extraterrestri sono tornati” inserì un accurato resoconto dell’evento. 

Ve lo propongo di seguito.
 
Il 6 novembre 1954, sabato, verso le 11 a.m. ero nel quartiere Tuscolano, quando vidi nel cielo alcuni puntini bianchi. Intorno a me erano una ventina di operai dello stabilimento Neri, di acque minerali. Mi recai allora sulla terrazza dello stabilimento. E vi rimasi per due ore avvinto da quello che non saprei descrivere se non come lo spettacolo più emozionante della mia vita. Molte persone che erano con me si stancarono presto la vista, o se ne andarono per motivi di lavoro. Alcuni rimasero. Cominciai ad essere veramente stupito quando vidi una prima squadriglia di "quattro" apparecchi in "perfetta formazione a losanga". Gli apparecchi erano altissimi, ma il cielo era sereno e azzurro: sembravano capocchie bianche di spilli. Nonostante la chiarezza del cielo, gli apparecchi erano visibili, quasi sempre per 30-40 secondi al massimo: poi scomparivano fra le brume. A distanza di 3-4 minuti vidi altre squadriglie di 4 apparecchi a losanga, di 7 a "delta", di 12 a largo angolo ottuso.

Qualche volta (ma non sempre) gli apparecchi lasciavano una cortissima scia bluastra, spesso brillavano al sole e nel cielo appariva allora come una piccola scintilla.
Dopo circa mezz'ora, calcolai che almeno una cinquantina di apparecchi dovevano essere presenti nel cielo di Roma, ma non potevo vederli che a gruppi e saltuariamente.
Chi erano? Reattori americani di nuovo tipo? Pensavo alla emozione della popolazione, perché ritenevo che tutta la città li stesse osservando. Ma come compresi in seguito, quando operano a simile altezza, questi apparecchi non provocano il tipo di avvistamento collettivo, che avviene invece quando operano a quota più bassa (3-4000 metri).

La formazione "a croce".
 
A mezzogiorno preciso vidi una formazione perfetta a "V" di venti apparecchi, la più numerosa vista fino a quel momento, procedere da oriente verso Ostia. Quasi contemporaneamente, ne vidi un'altra identica procedere in "senso opposto". Fu questione di poche decine di secondi. Le due squadriglie si incontrarono, si congiunsero ai vertici delle grandi "V" e formarono una perfetta "Croce Greca" di esattamente quaranta apparecchi (dieci per ciascun braccio).

La croce ruotò su sé stessa di tre quarti di giro trasformandosi in una X. Poi le due squadriglie si distaccarono, formando ciascuna una serpentina di 20 apparecchi. Dopo alcune curve nel cielo, le due serpentine scomparirono alla vista, portandosi ad una quota superiore. Tutta la manovra era durata, complessivamente, circa tre minuti.

La croce era stata disegnata in direzione di Trastevere-Montemario e cioè nel cielo sovrastante la Città del Vaticano.

Avevo la sensazione di aver assistito a qualche cosa di nuovo e di supremamente grande. Era indubbiamente l'emozione più forte che avessi provata nella mia esistenza. Erano americani? Mi ricordai in quel momento la data: 6 novembre, vigilia dell'Anniversario della Rivoluzione Russa. Erano forse russi? Cominciai a notare che dal cielo cadevano lunghissimi filamenti lucenti (di otto, dieci metri) sottilissimi. Avevo visto cadere la stagnola antiradar degli apparecchi americani, durante la guerra. Non era la stessa cosa. Questi filamenti erano sottilissimi: sembravano fili di ragnatela. Riuscii a prendesse uno: poteva sembrare una materia vetrosa, che si volatizzava dopo qualche tempo.

Gli apparecchi continuarono ad apparire, a volte in squadriglie, a volte in fila indiana.
Compresi, in seguito, che si trattava di una precisa manovra che si ripeteva. Notai che quando gli apparecchi si concentravano nel medesimo punto del cielo, si formava, al di sotto, una specie di alone bluastro opaco mentre gli apparecchi compivano cerchi al di sopra.

Ad un certo momento vidi convergere in un determinato punto del cielo, proprio in direzione del centro di Roma, alcune squadriglie: tre, quattro, cinque, sei, sette. Contai l'uno dopo l'altro fino ad ottantacinque apparecchi.

Realizzai che ve ne dovevano essere su Roma, in quel momento, almeno un centinaio. Seguii il va e vieni di questi apparecchi fino alle 13. Verso questa ora scomparvero definitivamente. In quale direzione? Attesi con curiosità le edizioni dei giornali della sera. Con mia enorme sorpresa non vi era una parola della manifestazione.

Mi recai alla redazione di un giornale ("Il Secolo") e ne parlai ad amici giornalisti. Mi guardarono increduli. Dissi allora che preferivo non si pubblicasse nulla. Pensavo che le Autorità avessero avuto motivi per non diramare la notizia alla stampa.

 


La copertina del libro del Console Perego



Ritornano il 7 novembre
 
Cercai sui giornali della domenica mattina, 7 novembre: nulla. Andai allora dal Direttore Generale degli Affari politici del Ministero degli Esteri. Anch'egli non era al corrente di nulla. Mi ascoltò attentamente: sapevo che, conoscendomi da venticinque anni, non avrebbe potuto mettere in dubbio le mie parole. Esaminammo insieme la manifestazione e la data.
Tornai poi allo Stabilimento Neri, nella zona Tuscolana. Verso le 11,30 salii sulla terrazza da dove avevo osservato la manifestazione del giorno prima. Il cielo era ancora più limpido del giorno precedente: una mattinata cristallina, splendida. Con meraviglia mi accorsi che gli apparecchi erano nuovamente nel cielo di Roma. Sempre altissimi. Li distinsi dopo averne visto brillare qualcuno al sole. Vidi poi la grande ombra bluastra del "concentramento", sulla zona Flaminia-Nomentana. La manifestazione si svolse per ben due ore e mezza, cioè fino alle 14. Non mi mossi più dalla terrazza. Mi fu possibile a poco a poco comprendere la manovra che questi apparecchi svolgevano. Era sempre la stessa: essi si concentravano in un determinato punto del cielo, provenendo da direzioni diverse e arrivando nel concentramento "sempre in formazione". In questo concentramento gli apparecchi compivano numerosi giri concentrici. Poi, dopo circa cinque minuti, lasciavano il concentramento e si vedevano allora uscire dall'alone opaco, nel cielo limpido, "sempre in fila indiana" di sette otto, prendendo direzioni diverse, a raggiera. La squadriglia regolamentare doveva essere di sette apparecchi. Qualche volta, nell'uscita dal concentramento, due squadriglie si susseguivano in fila indiana e potei contare così sino a quattordici apparecchi l'uno dietro l'altro.

Gli apparecchi scomparivano per una decina di minuti: compivano, probabilmente, larghi giri nel Lazio. (?) Poi riapparivano "in formazione", per operare un nuovo concentramento in un altro punto del cielo. Quando ripartivano erano di nuovo "in fila indiana"; e così di seguito.
Il 7 novembre 1954 mi fu possibile contare cinque di questi concentramenti e precisamente: il primo sulla zona Nomentana-Flaminio; il secondo sulla zona del centro (Stazione Termini-Piazza Vittorio); il terzo sulla zona S. Giovanni; il quarto sulla zona Tuscolana, proprio sulla mia testa, il quinto, l'ultimo, sulla zona Tiburtina.

Compresi che anche il giorno precedente il movimento degli apparecchi, che mi era apparso confuso, si era svolto, invece, eseguendo questa manovra. I concentramenti del 6 novembre erano avvenuti nella parte occidentale di Roma (Nomentana, Trastevere, Ostiense, Piazza Garibaldi). Mentre il 6 novembre non avevo potuto vedere che direzione avessero preso gli apparecchi alla fine della manifestazione, il 7 novembre vidi alcune squadriglie prendere la direzione dell'Abruzzo e scomparire. Erano circa le 14. Gli apparecchi avevano dunque operato su Roma per due ore e mezza consecutive. Questo tempo sarebbe stato sufficiente per bombardare tutte le Basi Navali del Mediterraneo occidentale. Si trattava di una autonomia rivoluzionaria "inconcepibile".
(Anche il 7 novembre avevo visto cadere dal cielo i lunghi filamenti vetrosi che scintillavano al sole, prova evidente della presenza fisica di questi apparecchi).

Mi recai a colazione al Circolo del Golf e verso le 16 andai a Ciampino. Il Colonnello Comandante del Campo, dopo aver ascoltato con meraviglia le mie parole, mi disse che "tutto era tranquillo e che non si era notato nulla di speciale" (!!).

Nei giorni successivi altri avvistamenti furono segnalati in tutta Italia e i giornali cominciarono ad occuparsi di questi fenomeni.

Alcune pagine di giornali del periodo

Solo pochi giorni prima, il 27 ottobre, a Firenze, durante una partita di calcio, ci fu un altro dei più importanti avvistamenti Ufo della storia Italiana, con tanto di caduta di “bambagia silicea” come d’altronde lo stesso Perego descrive in merito all’avvistamento su Roma.

Ne parleremo in dettaglio in un articolo ad esso dedicato di prossima pubblicazione.

(Per leggere l'articolo sull'avvistamento di Firenze del 1954 clicca QUI.)

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